Porsche 944 Turbo Cabriolet

Alta Pressione

C’è stato un periodo, tra la fine degli anni 70 e la fine degli 80, in cui la parola d’ordine, per un’auto sportiva, era una sola: TURBO!

E che Turbo! A differenza di quanto accade ora, dove le turbine hanno ripreso a popolare i cofani di tutti i tipi di auto, per questioni prettamente legate alla riduzione delle emissioni, la sovralimentazione era utilizzata esclusivamente per vitaminizzare prepotentemente ogni tipo di propulsore a benzina, rendendo fino al 50/60 % in più, in termini di potenza, del corrispettivo aspirato.

Logicamente sviluppatosi in seguito all’utilizzo sui maggiori campi di gara, “casualmente”tra i pionieri nell’utilizzo della sovralimentazione tramite turbina, ci fu un marchio che non aveva affatto bisogno di presentazioni: PORSCHE.

La casa di Stoccarda, esordì con la prima vettura stradale nel 1974: era nata la “Bestiale” 911 Turbo, una icona per prestazioni e brutalità, che tutti gli appassionati rispettano e temono tuttora.

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TURBO

In effetti, all’epoca, più alte erano la prestazioni raggiunte, più violenta era l’entrata in funzione della turbina, con conseguenze facilmente immaginabili sui delicati equilibri degli assetti del tempo

Con il passare degli anni, e grazie a gestioni elettroniche sempre più sofisticate, Porsche estese la sovralimentazione anche alla gamma di vetture di accesso a 4 cilindri, in modo da nobilitarne sia l’immagine, che soprattutto le prestazioni.

Già nel 1977, la 924 Turbo, con il suo 2000 da 170 cv, riusciva ad impensierire notevolmente (se non  bastonare…) le “nobili” 911 aspirate, sul piano prestazionale: ma il vero “scandalo”, a Zufenhausen, avvenne al lancio della superba 944 Turbo, presentata ufficialmente nel 1984 ed entrata in produzione l’anno successivo.


Turbo prima serie

Con i suoi 220 cv, ed una linea magnificamente testosteronica, diventò una serissima spina nel fianco delle blasonate ma obsolete, 911 Carrera 3.2: inoltre, le magie dell’elettronica, le consentirono di avere un’erogazione estremamente dolce e progressiva, quindi, di essere un’eccellente alternativa anche nell’utilizzo quotidiano, da sempre punto di forza di moltissime sportive Porsche.

Tutto ciò, consentì alla 944, di raggiungere un livello “sociale”, decisamente più consono all’importante marchio che sfoggiava sul cofano: tuttavia, l’immagine del modello era ancora purtroppo inquinata ( soprattutto all’occhio dei fondamentalisti della 911) dal fatto di essere comunque una lontana parente della capostipite delle 4 cilindri a motore anteriore, cioè la 924.

Di conseguenza, Porsche investì tantissimo nel progetto, seguendo mode ( 944 S 16v del 1987….ce n’era bisogno??), facendola correre ( prima nelle gare Gt ed Endurance, poi nella apposita Cup, un monomarca impegnativo e divertentissimo che diede anche origine alla Turbo S stradale) ed infine, grazie alla collaborazione con l’Americana ASC, anche creando una magnifica cabriolet, nel 1988.

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Forse proprio la convertibile, sarebbe dovuta nascere prima, in modo da completare e regalare glamour ad una gamma già ricca, anche perché il risultato della trasformazione fu veramente spettacolare, con il parabrezza ribassato e più inclinato, a regalare classe e dinamismo, ad una linea già muscolosa e scenica di suo.

Aperta o chiusa, resta una delle pochissime scoperte dell’epoca a rimanere sempre molto affascinante: il mercato premierà Porsche, con oltre 6000 esemplari venduti in soli 3 anni di produzione.

La ASC, che vinse l’appalto per la trasformazione delle scocche a discapito della Baur ( che presentò un prototipo ancor più bello forse, ma con costi di produzione esagerati) , creò un’ impianto produttivo apposito in Germania, dove provvedeva alla trasformazione delle scocche di 944, prelevate dalle linee di montaggio da grezze: venivano poi tagliate, rinforzate, verniciate, dotate dell’eccellente capote e rispedite al mittente per l’ultimazione.

Il fatto di esser arrivata tardi sul mercato, fece beneficiare al modello dell’ultima evoluzione meccanica e stilistica, denominata S2, dove finalmente anche la versione aspirata della 944, guadagnava un’eccellente propulsore, destinato inizialmente, ad esser l’unica opzione disponibile per la neonata Cabriolet.

Un imponente 4 cilindri di ben 2990 di cilindrata, dotato di testa bialbero a 16 valvole, sviluppava la notevole potenza di 211 cv, rendendo anche la 944 aspirata, in grado di avvicinare le prestazioni assolute della Turbo e sposandosi perfettamente alla nuova carrozzeria scoperta, che pesava circa 70 kg in più.

Nel 1988, la stessa Turbo, guadagnava la meccanica della precedente serie speciale Turbo S, con i suoi 250 cv, dati da turbina maggiorata e diverse modifiche prevalentemente alla gestione elettronica della pressione: questo fu l’ultimo step evolutivo dell’ eccellente 2,5 litri sovralimentato monoalbero, totalmente in alluminio, ed inizialmente derivato da una bancata dell’ottovù della 928.


Il 250 Cv

Bisognò attendere fino al 1991, ultimo anno di produzione della 944, per aver accesso ad un mix davvero irresistibile, dato dalla carrozzeria aperta, unita al motore Turbo S da 250 cv.

Fu il canto del cigno della 944, inizialmente prevista in produzione limitata di sole 500 unità: ne furono costruite alla fine 625, anche grazie alle insistenze dell’importatore Inglese, il quale richiese espressamente una serie con guida a destra, per soddisfare le esigenze dei raffinati intenditori di oltre manica.

Personalmente ho coronato uno dei sogni di teenager : ricordo benissimo la mia reazione al trafiletto con foto, pubblicato ad aprile 1991 da Quattroruote … ero estasiato!

Ben accessoriata, costava quasi come una 964 (cioè un miniappartamento in centro a Milano), e ne rappresentava perfettamente l’alternativa, l’outsider di classe, che solo pochi, veri appassionati, avrebbero potuto acquistare ed ammirare.


Una regina della strada

Porsche 944 Turbo Cabriolet

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